“Piccolo occhio”
Tecnicamente, le foto presentate sono dei close-up eseguiti con iPhone 5s. Ritraggono in genere particolari di figure, macchie, aggregati di materia organica o vernice, ritrovabili sui muri, sui marciapiedi, sulla cartellonistica, ovunque.
Lo scopo della successiva elaborazione è capire perché quella particolare combinazione di forme mi abbia attratto. Sono infatti convinto che qualcosa sia bella solo quando inneschi un processo di implementazione della consapevolezza. Il percorso elaborativo va avanti finchè non arrivo a definire cosa quell’immagine abbia suscitato dentro di me. A quel punto do il titolo alla foto, perché la coscienza piena si raggiunge solo se si riesce a dare un nome alle cose. Questo processo talvolta è istantaneo mentre spesso dura molto, con le foto che finiscono per giacere mesi e mesi nella memoria del telefonino.
Reputo, inoltre, la funzione del titolo molto importante anche per il pubblico: perché aumenta le possibilità di dialogo con l’opera. Alle volte il titolo guida l’osservatore, altre volte lo disorienta: sempre concorre a far scattare il meccanismo su accennato. Questo può portare a rifiutare l’immagine, come a rifiutare il titolo dato, ma questa stessa conclusione è frutto del viaggio che l’osservatore ha compiuto dentro l’avventura che l’autore ha proposto: c’è stata partecipazione mentale. L’opera è piaciuta oppure no, ma la visione dell’autore è stata, anche solo per un attimo, condivisa dallo spettatore, che – a questo punto più consapevolmente di prima – può approvarla o respingerla.
Parlo di avventure o di visioni perché queste io vorrei proporre con le mie immagini: per quanto piccola sia realtà nella quale ci muoviamo, per quanto minuscoli siano gli appigli, possiamo con i nostri mezzi interiori arrampicarci verso l’alto, e, riguardando al passato o sognando il futuro, provare anche a volare.
Mail – carfiviter@libero.it
Socio della Pro Loco Senigallia sez. Fotografia
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