Giuliano Margaretini ha partecipato all’Autore dell’anno nel 2014 con il portfolio “Metropolis“, ottenendo una segnalazione della Giuria; è risultato finalista nell’edizione del 2017 con il portfolio “Solo, tra l’altro (Chelsea Market – NY)“.
1. L’intervista
In 5 righe descriviti come fotografo
Il mio nome è Giuliano Margaretini, 59 anni, sposato, nato e residente a Potenza Picena.
Sono laureato in ingegneria elettronica ed attualmente lavoro presso una società di progettazione di strumenti musicali professionali.
Fotograficamente parlando, per quanto riguarda gli ultimi anni, nel 2009 ho partecipato a Portfolio Italia a Bibbiena, entrando nella fase finale con il portfolio “USA Today” con cui successivamente ho realizzato diverse mostre, a Potenza Picena, a Montevarchi e Campofilone.
Nel 2014 ho partecipato all’edizione “Autore dell’Anno” con il portfolio “Metropolis” con cui ho ottenuto una menzione. Nell’anno successivo con questo lavoro ho realizzato una mostra, su invito della stessa FIAF, a Sestri Levante.
Nel 2013 ho realizzato la mostra fotografica “Foto di Gente”, una serie di fotoritratti in bianco/nero, realizzati in varie regioni d’Italia, con allestimenti a Potenza Picena e Campofilone.
Nel 2017 ho partecipato all’edizione “Autore dell’Anno”, selezionato per la fase finale.
Dal 2014 sono presidente del Fotoclub di Potenza Picena e con il Fotoclub ho partecipato e organizzato diverse mostre fotografiche in tutto il territorio regionale.
Quando e come ti sei appassionato al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita
Ho comprato la mia prima reflex nel 1977 ed insieme a questa anche il mio primo ingranditore. Ho iniziato a scattare e stampare le mie foto da solo, restando esclusivamente sul bianco e nero. Da li il mio impegno nella fotografia è stato costante.
Nel 2005 ho acquistato la prima macchina digitale. Anche in questo caso ho preferito stampare da solo, iniziando uno studio importante sui vari software in commercio e partecipando a diversi workshop che mi hanno permesso di approfondire le mie conoscenze riguardo l’intero processo di stampa digitale.
Il grande merito del digitale è di avermi permesso di stampare, finalmente, anche a colori.
La fotografia è sempre stata la mia grande passione.
Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazione a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre, ricerche sul web, libri di tecnica……
Ho iniziato ha studiare fotografia dal punto di vista tecnico, mi affascinava il mondo degli obiettivi e di quelle scatole meravigliose che sono le macchine fotografiche, ma volevo anche capire come i grandi maestri riuscivano ad ottenere delle foto con quesi contrasti e luminosità che non vedevo nelle mie prime foto che stampavo. Ho quindi letto e sperimentato molto, fino ad ottenere i risultati voluti. Di grande aiuto, in questi primi anni, sono stati i libri di Ansel Adams della Zanichelli.
Naturalmente ho affrontato anche uno studio sulla storia della fotografia per scoprire tutti i grandi autori e l’evoluzione che la fotografia ha avuto dalla sua nascita fino ad oggi.
Direi che ad oggi lo studio non solo è continuato ma, partendo dalla fotografia, si stà sempre più allargando verso lo studio della storia dell’arte, della percezione visiva, della filosofia.
Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace la fotografia a 360°? Se vuoi motiva la tua scelta
Sono sempre stato affascinato dal reportage, nel senso lato del temine, fotografare la gente, andare vicino le persone per parlare, quando possibile, e scattare. Il mio grande idolo è sempre stato Cartier Bresson che mi ha anche spinto ha comprare la mia prima Leica (spirito di emulazione giovanile).
Dopo tanti anni prediligo ancora andare in cerca della gente, quasi come avere con la fotografia una scusa per meglio capire, indagare, comprendere, la realtà che mi circonda.
Quello che stà cambiando è la modalità di ripresa, l’inquadratura, il prodotto finale della foto, intesa come immagine stampata, la scelta dei colori e della luce. In questo senso, ad esempio, ho praticamente abbandonato il bianco e nero.
Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano la vita di un fotografo?
Ho già riferito che il passaggio al digitale ha avuto per me il grande merito di aver permesso di stampare foto a colori. Naturalmente questo ha comportato una serie di studi non indifferente.
Vorrei sfatare il mito che scattare in digitale è più semplice, bisogna intendersi. Sono del parere che fare le cose in un certo modo richiede impegno costante e continuativo, tenendo in conto l’antico detto “non si finisce mai di imparare”. Questo vale tanto per l’analogico che per il digitale, con molti punti di incontro e molte specificità.
Naturalmente il digitale stà cambiando pesantemente il concetto di fotografia, soprattutto se pensiamo al nuovo concetto di condivisione che stà letteralmente modificando il modo di pensare, di usare, di scattare.
Nel senso tradizionale di foto stampata credo che tra digitale ed analogico ci siano poche differenze nel modo di fare fotografia, tenendo conto comunque che i risulatti ottenuti saranno diversi (in termini di dinamica e gradazione tonale, ad esempio) e che ognuno potrà scegliere in base alla propria sensibilità.
Parlando di questo non bisogna infine dimenticare che la fotografia analogica ha 150 anni mentre quella digitale è ancora giovanissima, dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista degli utilizzi, con una progressione di cui solo parzialmente possiamo intuire gli sviluppi.
Partecipi alla vita di un fotoclub? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive?
Nel 2008, insieme ad altre 6 persone, sono stato il fondatore del Fotoclub di Potenza Picena di cui, dal 2014, rivesto la carica di presidente.
Le motivazioni di questa scelta furono molto semplici, sapevamo che erano in molti gli appassionati di fotografia del nostro paese e quindi perchè non unirci per scambiare le nostre idee, unire le nostre forze ?
L’iniziativa ha subito avuto successo e nell’ottobre del 2008 il Fotoclub si è costituito ufficialmente, ottenendo peraltro dall Amministrazione Comunale una sede straordinaria, la ex chiesa di Santa Caterina, posta nel centro storico, e che da allora abbiamo utilizzato sia per le nostre riunioni settimanali, sia come sede delle numerose mostre che da allora sono state allestite.
Dal 2011 abbiamo anche ottenuto l’incarico per la gestione della fototeca comunale, con gli archivi donati dai fotografi Bruno Grandinetti e Araldo Polidori.
Nello statuto del nostro Fotoclub è scritto che le finalità sono quelle di “diffondere e valorizzare l’interesse verso la fotografia” con tutti i mezzi più opportuni quali l’organizzazione di mostre, convegni, corsi, cercando di costruire un insieme di persone che possano, con il loro impegno e volontà e amore verso la fotografia, valorizzare nel modo migliore questa forma creativa.
Dovere del Fotoclub e del suo presidente è far si che ognuno dei soci possa dare il meglio di sè, in questo percorso fatto di incontri, momenti ludici ma anche di studio ed applicazione continua.
Come sei entrato nel mondo del portfolio fotografico e come vivi adesso queste esperienze?
Credo che esprimersi raccontando abbia un valore importante soprattutto nel pensare, piuttosto che cosa fotografare, a come fotografare. Non è un processo semplice e a volte, soprattutto nelle prime fasi, non è banale entrare in questa prospettiva. Indubbiamente pensare ad un portfolio impone anche di impostare un “progetto fotografico” e quindi entrare in una mentalità completamente diversa rispetto al comune pensare nei riguardi della fotografia, impone una maturità che può essere acquisita solo col tempo.
Personalmente è stata una grande scoperta sia nel modo di fare fotografia, sia nel modo di apprezzare e leggere la fotografia.
Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno? (senza svelare troppo le tue idee)
La prossima mostra personale, in allestimento entro la fine di questo anno, sarà relativa ad un lavoro svolto insieme al mio amico Sergio Ceccotti, socio del Fotoclub. Per più di un anno abbiamo scattato delle foto all’interno del monastero di clausura delle monache Benedettine di Potenza Picena ed attualmente siamo nella fase conclusiva per la realizzazione della mostra e la presentazione di un libro.
In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti?
La fotografia è un hobby meraviglioso con cui puoi realizzare delle cose incredibili.
Puoi usare la fotografia per divertirti, per ricordare i tuoi momenti più belli, per fotografare quello che è estremamente piccolo o quello che è estremamente grande, per condividere con altri le tue vacanze, i tuoi momento allegri e le tue tristezze.
La fotografia può essere utilizzata per esprimere la tua creatività, per raccontare le tue storie, per rappresentare te stesso al modo.
2. La foto del cuore
Sono molte le foto che mi piacciono ma in questo caso propongo questa fato di mio nonno che feci nel 1982. Sono legato a questa foto perchè mi fà ricordare una persona per me importante, a cui è legata la mia infanzia, i miei primi ricordi, e che nell’ultima parte della sua vita andavo a fare visita ascoltando uno dei suoi tanti racconti che conoscevo ormai a memoria.
Con questa foto vinsi un corcorso fotografico, il mio primo riconoscimento come fotoamatore.
3. Il portfolio
“Metropolis”
Per quanto riguarda “Metropolis”, il progetto presentato per l’Autore dell’anno del 2014, ho cercato di fissare alcuni momenti che ho ritenuto significavi del comune vivere in una grande città, al di là degli stereotipi visivi a cui siamo abituati al momento in cui ci imbattiamo in mondi cosi diversi e differenti rispetto alla realtà in cui viviamo.
4. Il commento
Già la lettura dell’intervista fa capire che Giuliano non è un fotografo che si accontenta di scattare in modo istintivo, accontendosi di cogliere l’attimo, ma dà l’idea di essere uno che studia, approfondisce, progetta e solo dopo agguanta la macchina fotografica ed esce per scattare.
Questo portfolio mi pare offra uno stupendo spaccato di una grande “metropolis”, immortalando la gente che la anima, con un occhio molto attento all’umanità in ogni sua sfaccettatura, e non invece indugiando e rovistando, come spesso accade, negli anfratti più dimenticati, poveri e disastrati, dove la miseria regna sovrana (cosa in cui, comunque, riesce egregiamente, come nella foto n. 11) .
Sono bellissime scene di vita quotidiana, in cui Giuliano, oltre a raccontare la vita delle gente normale, mette in mostra una ironia sottile, come ad esempio nella 7° foto della serie, dove si vede una vecchina che, contrariamente all’idea di “anticume” suggerita dal suo cappellino vintage, si mostra a suo agio e totalmente assorbita dal Mac che ha davanti, sotto lo sguardo vigile di quello che sembra essere il suo tutor.
Personalmente non sono un fan della street, ma quando mi capitano sotto mano lavori come questo Metropolis devo dire che il godimento è davvero di elevata qualità.
(Sauro Marini)
5. Dove trovate Giuliano
Il sito web: https://giulianomargaretini.wordpress.com/
La pagina Instagram: https://www.instagram.com/giuliano.margaretini/
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