Ernesto Riccobelli ha partecipato all’Autore dell’anno nel 2017 con il portfolio “Alla ricerca di Lucy“, risultando finalista

1. L’intervista

In 5 righe descriviti come fotografo

Sono Ernesto Riccobelli; mi dedico principalmente al fotoreportage

Quando e come ti sei appassionato al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita

Mi sono appassionato alla fotografia fin da bambino; dopo alterne esperienze anche in altri campi la fotografia oggi occupa un posto importante nella mia vita; gli dedico gran parte del mio tempo libero.

Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazione a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre, ricerche sul web, libri di tecnica……

Sono assolutamente un autodidatta. Mi sono dedicato però alla lettura di riviste specializzate studiando qualche grande autore.

Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace la fotografia a 360°? Se vuoi motiva la tua scelta

Amo la fotografia a 360 ° ma la mia curiosità viene particolarmente stimolata nel realizzare progetti di foto-reportage.

Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano la vita di un fotografo?

Ho iniziato con la foto analogica con la quale avevo un ottimo rapporto. Dopo i primi pessimi risultati con il digitale ho instaurato con lo stesso un ottimo insostituibile rapporto. Preferisco il bianconero ma credo che alcuni reportage debbono assolutamente essere realizzati a colori.

Mostraci la tua “foto del cuore” e spiegaci perché occupa un posto importante nella tua vita fotografica

Sono particolarmente legato ad alcune foto realizzate negli anni 70 e personalmente stampate in BN su un formato 50×60 con tecnica mista pellicola su pellicola “fotomeccanica” Non ritrovo i negativi.

Partecipi alla vita di un fotoclub? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive?

Partecipo alla vita di un fotoclub. La partecipazione ad esso sicuramente è motivo di positivo confronto con gli altri e quindi di arricchimento.

Come sei entrato nel mondo del portfolio fotografico e come vivi adesso queste esperienze?

Su indicazione di altri colleghi. Sono entusiasta di questa esperienza.

Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno? (senza svelare troppo le tue idee)

Ho alcuni progetti “nel cassetto”.

In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti?

Ho già convito qualche amico a dedicarsi alla fotografia.

Per finire: puoi sintetizzare in tre righe l’idea progettuale dalla quale è scaturito il portfolio in questione?

Descrivere con l’obiettivo una società in decadenza e molto lontana dal nostro di pensare e vivere quotidiano.

2. Biografia

Sono Ernesto Riccobelli, nato nel 1953 a Potenza Picena dove tutt’ora abito e lavoro come pubblico dipendente.
Mi sono appassionato alla fotografia all’ età di 15 anni innamorandomi di tutto ciò che potevo vedere, fotografare e successivamente riscoprire in camera oscura utilizzando un piccolo e rudimentale ingranditore interamente autocostruito con l’aiuto di un amico anch’esso appassionato di fotografia.
Purtroppo per diversi motivi ho dovuto, in fasi alterne, abbandonare questa mia passione limitandomi ad impressionare nella pellicola i “ricordi “ dei viaggi effettuati con la famiglia.
Da alcuni anni sono riuscito a riprendere in modo costante questa mia passione recuperando quel mio piccolo bagaglio di nozioni fotografiche per adeguarlo alle nuove tecnologie digitali ponendo particolare attenzione alla post produzione.
Negli ultimi anni mi sono “concesso” alcuni viaggi in Brasile dove, pur con non poche difficoltà dovute soprattutto alla precaria sicurezza personale, ho voluto mettere in luce quella parte di società fatta di individui che abitano le Favelas, uomini , donne e bambini portatori di una cultura unica che fonde musica, samba, bossa nova e football con un’enorme voglia di riscatto.
Sono stato particolarmente colpito dal fatto che, in una società del genere la bruttezza possa essere vissuta con un senso di colpa mentre la povertà non produce alcun complesso, tanto che le ragazze delle “favelas” vanno in spiaggia, fianco a fianco con le ragazze delle famiglie ricche, accomunate da un ridottissimo costume da bagno e dalla sensualità prorompente.

3. Il portfolio

“Alla ricerca di Lucy”

Questo portfolio, sintesi di un più ampio reportage, è stato realizzato nell’area Sud dell’Etiopia, uno dei luoghi più poveri del mondo, dove oltre 3,2 milioni di anni fa nacque l’ominide “Lucy”. Di impostazione classica ed essenziale il portfolio cerca di cogliere il fattore umano rimarchevole in una terra dove forte ma anche molto fragile è il rapporto fra terra uomo e tradizioni. La regione che è stata esplorata solo di recente ospita numerose etnie con usi e costumi quasi primitivi. Queste popolazioni si sono, purtroppo, trovate improvvisamente esposte ai rischi di un impatto troppo cruento con il mondo occidentale ed il consumismo. Il primo pericolo è il turismo di massa. Quel che potrebbe rappresentare una leva di sviluppo per l’economia locale in questa situazione di equilibrio delicatissimo tra tradizioni, natura e cultura indigena può diventare una causa di distruzione. Lo sfruttamento della loro immagine associato all’introduzione di bevande alcoliche e di prodotti appartenenti alla cultura “occidentale” mette in serio pericolo l’esistenza di queste antichissime tribù. Inoltre, c’è da considerare che il denaro, pressoché sconosciuto in passato, è spesso utilizzato per acquistare alcol, armi e munizioni che rappresentano degli status symbol generando problemi sociali e conflittuali.

4. Il commento

Il grande sviluppo del turismo e dei viaggi in paesi degli altri continenti e il contemporaneo allargarsi della passione fotografica a strati sempre più vasti della popolazione ci hanno portato ormai ad avere a disposizione una infinita serie di reportage fotografici che portano alla nostra osservazione scene di vita quotidiana riprese negli angoli più sperduti del globo terrestre.
Questo per dire che – purtroppo – ci siamo un po’ assuefatti ad avere davanti agli occhi ambienti, popolazioni, abitudini di vita spesso agli antipodi rispetto alle nostre quotidiane realtà.
Ma ogni tanto – tac! – ecco che un portfolio che hai occasione di vedere ti fa accendere una scintilla, una scintilla che in moltissimi altri casi non si accende.
Per me questo è stato il caso del lavoro di Ernesto Riccobelli, un fotoamatore che non conoscevo.
Un istinto naturale credo che guidi gli scatti di Ernesto, pronto a cogliere l’attimo giusto per far scattare la citata scintilla; in molte delle immagini la fanno da padrone gli sguardi dei soggetti immortalati: sguardi vivi, penetranti, interrogativi, miti, mai arrabbiati o imploranti.
In questi scatti Riccobelli rifugge dalle strumentalizzazioni della povertà e della miseria, come invece purtroppo troppe volte ci capita di vedere.
Ernesto ha motivato la mancata indicazione della sua “Foto del cuore” (esclusivamente per motivazioni “logistiche”), e allora mi arrogo il diritto di indicarne una io, una foto gioiosa per il fatto che rappresenta un bimbo paffutello, tenera per la mossa che il bimbo fa, teneramente abbandonato tra le braccia della madre, ma allo stesso tempo crudele per la presenza di quelle due mosche che vanno in cerca di umidità sul suo viso indifeso. E’ una immagine molto bella e toccante, come a mio parere sa fare un fotografo di grande stoffa.
(Sauro Marini)

5. Dove trovate Ernesto

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/ernesto.riccobelli