Brothers in arms

Questo breve racconto fotografico vuole essere una riflessione sulla guerra condotta attraverso i segni, i monumenti commemorativi della stessa.
L’idea centrale del portfolio è la promozione del “mito dell’eroe”, attraverso l’esame dei simboli e dei segni che vengono creati dopo la guerra.
Le sculture, i monumenti commemorativi, hanno le sembianze di un set cinematografico; una forte componente spettacolare. Il tutto finalizzato ad alimentare il mito dell’eroe, oltre il ricordo.
Il racconto visivo tenta di far emergere le contraddizioni e le assurdità dei conflitti bellici, non attraverso il campo di battaglia e la distruzione, ma dalla sequenza di croci, le statue alla memoria, i nomi dei caduti scritti su lapidi oscure.
I giovani si preparano alla guerra, legati da un unico sentire.
Inesorabile giunge il momento della partenza.
Combattono, come fratelli in armi.
Muoiono insieme ed ora riposano, fianco a fianco, sotto lo stesso cielo.
Chi torna dalla guerra è mutilato nel corpo e nello spirito.
I fantasmi dei caduti sembrano avanzare, verso di noi, invocando il ricordo e la pietà.
Tutte le loro vite sono riassunte nei nomi scolpiti sulla lapide scura.
Il gesto di entusiasmo del fanciullo, verso la statua degli eroi in azione, ci fa pensare e temere che, da adulto, anche lui sarà un fratello in armi.

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Teofilo Celani inizia lo studio della fotografia e delle arti figurative all’età di 17 anni.
Trova nella Storia dell’Arte la fonte principale di insegnamento per la successiva composizione dell’immagine.
All’inizio degli anni settanta si iscrive al Foto Cine Club Sanbenedettese di San Benedetto del Tronto (AP) dove apprende i principi di base dell’arte fotografica.
Percorre il lungo sentiero dell’artigianato figurativo: dalle prime esperienze di sviluppo e stampa in bianco/nero, agli esperimenti di litografia in fotomeccanica, alla stampa a colori in Cibachrome; allo sviluppo di diapositive a colori ed in bianco/nero, per approdare al processo di stampa in digitale e, da ultimo, al fotoritocco e restauro al computer, in camera chiara.
Buon conoscitore delle pellicole in bianco/nero e colori, negative e diapositive, che considerava – al contempo- colori e pennelli dell’artista fotografo, modifica, oggi, la composizione cromatica, al computer, per esigenze narrative.
Considera la fotografia in bianco/nero di reportage sociale  la più alta espressione dell’arte figurativa  in quanto informazione solidale, formazione, comunicazione, racconto, testimonianza, evocazione, suggestione ed “incantatio”.
Da sempre interessato alla musica di ogni tempo alterna la sua attenzione tra suono e colore.
E’ socio F.I.A.F., F.I.A.P., P.S.A. (2009 e 2010); dal 2007, è iscritto alla Associazione Gruppo Fotografico Manifattura Tabacchi ONLUS-BFI di Chiaravalle AN, dove attualmente ricopre la carica di socio-revisore dei conti.