Maria Nives Urbinati ha partecipato all’Autore dell’anno FIAF nel 2013 con il portfolio “Padre“, risultando vincitrice. In questa nostra pagina pubblica anche il lavoro “Tara”
1. L’intervista
In 5 righe descriviti come fotografa
Sono nata a Cagli, paese della provincia di Pesaro-Urbino, diplomata all’istituto d’arte, poi commerciante al fianco di mio padre. Trasferita con la famiglia a Pesaro mi dedicai alla pittura della ceramica, poi alla cura dei miei genitori anziani. Sposata nel 2000 mio marito in viaggio di nozze mi mise in mano una reflex e lì scattò qualche cosa.
Quando e come ti sei appassionata al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita
Ho iniziato a fotografare solo nel 20004 dopo aver preso la licenza ECDL, incuriosita dalle immagini mi chiesi perché non farle io piuttosto che prenderle in rete, quindi comperai una delle prime compattine. Ora la reflex è parte integrante della mia vita.
Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazione a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre, ricerche sul web, libri di tecnica…
La voglia di imparare mi portò a studiare grandi fotografi e ad iscrivermi a diversi Fotoclub, da ognuno dei quali imparai a fotografare in modo diverso e interessante, seguendo poi corsi fotografici di tutti i tipi.
Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace la fotografia a 360°? Se vuoi motiva la tua scelta
Mi piace andare negli antichi borghi e fotografare angoli nascosti, chiese, antichità e cimiteri, la fotografia naturalistica alla quale mi sto ora approcciando, ma soprattutto preferisco fotografare le persone, cercando nel mio piccolo di rappresentare i loro sentimenti, il loro carattere, i loro sentimenti.
Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano la vita di un fotografo?
Avendo imparato a fotografare con il digitale non ho dubbi al riguardo, per quanto riguarda il colore o bianco e nero, studio le mie fotografie e lascio scegliere alla pittrice che cova in me e secondo cosa voglio mettere in più in evidenza. Non ho comunque preferenze.
Partecipi alla vita di un fotoclub? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive?
Poco dopo essermi iscritta al fotoclub di Fano sono stata eletta segretaria, ho quindi imparato ad organizzare mostre collettive o private, serate con fotografi o gruppi di fotografi, mettendo poi le mie competenze sempre a disposizione di chi le richiedeva.
Come sei entrata nel mondo del portfolio fotografico e come vivi adesso queste esperienze?
Quando la fotografia singola cominciò a non stimolarmi più, decisi di passare al racconto fotografico seguendo un workshop a Senigallia, di conseguenza la decisione di mettermi in gioco raccontando i miei sentimenti, i miei rapporti di amicizia e quando capita la vita delle persone che più mi affascinano.
Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno? (senza svelare troppo le tue idee)
Ho tanti progetti che mi stuzzicano, vedremo poi gli sviluppi.
In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti?
Quello che consiglio ad amici, conoscenti e quanti mi contattano tramite i social: iscrivetevi al Fotoclub più vicino.
2. La foto del cuore
Le mani di mia madre, dal portfolio “immagini del gusto” FIAF 2008
3. Il portfolio
Maria Nives Urbinati pubblica due lavori: “Padre” di 9 immagini e “Tara” di 11 immagini
Padre
In questo portfolio ho cercato di esprimere i miei sentimenti nei confronti di mio padre, raccontando la sua giornata che scorreva tra piccole azioni quotidiane comuni a tutte le persone anziane. La sua non era una situazione di solitudine perché come si può capire vivevamo insieme e lo accompagnavo e sostenevo sempre. Non era come si potrebbe pensare un uomo triste, al contrario sempre pronto alla battuta. A volte quando perdeva il filo del discorso mi guardava, aspettando che io continuassi per lui, come abbiamo sempre fatto in simbiosi. Ho voluto rendergli omaggio e spero di essere riuscita a mostrare quella parte di lui che con il tempo da signorilità si era poi trasformata in grande dignità.
Tara
Tara è come il paese delle fiabe. Appena fuori città si attraversa un boschetto con un tunnel di alberi che ti conduce all’improvviso in un appezzamento di terreno, nel quale scorre un piccolo ruscello di fianco ad una casetta con una stanza sola. Incontri galline, anatre, oche, caprette, una pecora curiosa e Adele l’asino che da tempo immemore regna nel campo, tutti animali che passeggiano indisturbati, sanno che saranno sempre amati. Tutti gli anni gli amici si riuniscono nel mese di agosto per la ormai classica raccolta di fagioli. Insieme raccolgono, sgranano e con il ricavato riempiono sacchetti da divedere in parti uguali. Sono momenti di convivialità, scambio di emozioni, di chiacchiere, risa, confidenze e pianti nascosti, fino alla condivisione della cena poi… brindisi finali e arrivederci al prossimo anno!
4. Il commento
Quando si affronta un lavoro fotografico che ha per soggetto una persona cara, un rischio sempre presente è quello di cadere nella retorica degli affetti e di lasciarsi trascinare dai sentimenti, anzichè cogliere momenti fotograficamente intensi e significativi senza cadere nell’accademia o nell’esercizio di stile.
Affiancare i propri cari nella vita di tutti i giorni, sfogliando insieme i fogli del calendario, porta a guardarli con occhi inevitabilmente diversi, nel cogliere i loro quotidiani cambiamenti non solo fisici, ma anche di comportamento, di maggiore fragilità, di insicurezza; e porta ad assumere nei loro confronti un senso di amorosa protezione, vedendoli tornare fragili e delicati quasi come bambini.
In pratica è un po’ come se – quasi senza accorgercene – noi figli restituissimo il patrimonio di amore e di attenzioni di cui abbiamo goduto quando avevamo noi le fragilità dell’età infantile.
E’ tutto questo che vedo trasparire dal portfolio “Padre”, immagini che al di là dei momenti e dei gesti colti, esprimono una montagna di amore, di tenerezza e direi di gratitudine; sono attimi intimi, teneri, di una quotidiana routine, ai quali Nives riesce ad attribuire un grande valore grazie alla sua tecnica fotografica e ad una sapiente selezione dei momenti e delle pose scelte, attività quotidiane, sicuramente ripetitive visto l’attaccamento delle persone anziane alle abitudini di vita, ma che rappresentano per chi le vive una essenza vitale.
Sono tutti bellissimi scatti, ma mi va di puntare l’attenzione sulla prima, con quel piede leggermente mosso che dà il senso dell’azione di infilare le pantofole, magari facendo anche ipotizzare una qualche difficoltà nel compiere correttamente l’azione; o la quarta immagine, che parla ben al di là della semplice azione “pignola” di raccogliere le briciole sulla tovaglia, sicuro retaggio di tempi in cui l’abbondanza non era nelle case dei nostri avi.
Forse si è capito, è un lavoro che mi ha colpito, magari anche per i ricordi che mi rievoca…
(Sauro Marini)
5. Dove trovate Nives
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/marianivesurbinati
Account Instagram: https://www.instagram.com/umnives/?hl=it
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.