Ernesto Scarponi ha partecipato all’Autore dell’anno FIAF negli anni 2014, 2015 (finalista), 2016 (selezionato) e 2017. Per questa nostra pagina presenta il portfolio “Visione onirica” presentato nell’anno 2017

1. L’intervista

In cinque righe descriviti come fotografo

La passione per la fotografia m’invoglia a visitare posti nuovi principalmente con un unico scopo, conoscere e fotografare realtà apparentemente distanti ma vicine nel cuore, sono un fotoamatore pertanto non sono pagato e costretto per acquisire immagini contrarie al mio sentire, ho il bisogno di interloquire con la gente, la mia curiosità nell’intromettermi nelle vite altrui a volte può sembrare imbarazzante ma alla fine riesco quasi sempre a farmi accettare, non ho problemi con le lingue ma ne conosco una in particolare che apre le porte più chiuse: empatia e sorriso.

Quando e come ti sei appassionato al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita

Fotografo dagli anni settanta, e ho più di un rammarico, avendo vissuto per otto anni in vari paesi europei non sono riuscito a cogliere e andare oltre alle solite istantanee, ora mi ritrovo con ricordi si bellissimi ma fotograficamente insignificanti. Forse non tutto è stato vano, il mio lavoro nel settore del turismo mi ha portato a conoscere gente di culture diverse e aiutato nei contatti con sconosciuti, da quando mi sono ritirato dal lavoro, la mia passione per la fotografia è aumentata considerevolmente, le dedico ventiquattro ore il giorno, si! Me la sogno anche.

Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazione a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre ricerche sul web, libri di tecnica

Ho partecipato a diversi corsi, ma diciamo che quelli fatti con Claudio Marcozzi hanno aperto la mia visione, mi ha fatto conoscere autori fino allora a me sconosciuti, trovare nuove prospettive e restare il più semplice possibile tanto è vero che mi piace sempre citare Anne Geddes: “ La cosa più difficile in fotografia è rimanere semplici”.
La mia libreria si è arricchita tantissimo di autori del passato e contemporanei amo in particolar modo Monika Bulaj ho tutti i suoi libri, seguo molto spesso le mostre e non m’interessano i libri di tecnica.
Nel web seguo approfondimenti per la post produzione con Lightroom.

Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace la fotografia a 360°? Se vuoi motiva la tua scelta

Il genere che preferisco è il reportage mi piace raccontare storie, non riesco e non mi piace esprimermi con una singola fotografia e non partecipo a concorsi (se non in rarissime occasioni.)

Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano la vita di un fotografo.

Anche se fotografo dagli anni 70, non ho mai elaborato una mia pellicola, sono più volte entrato in camera oscura e visto le fasi dello sviluppo ma onestamente lo trovo un sistema vetusto, probabilmente sarà una mia mancanza ma almeno non mi sono fossilizzato su un genere si affascinante ma non al passo dei tempi.
Do preferenza al colore ma non disdegno il bianconero specialmente se artistico.

 Partecipi alla vita di un foto club? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive.

Sono iscritto al foto club di Potenza Picena ma ora non lo frequento più assiduamente perché sono sorti dei malintesi con alcuni soci, niente di grave per carità, ma qualcosa si è incrinato. Non sono tipo da attività collettive, in fotografia seguo il mio istinto che è solitario.

Come sei entrato nel mondo del portfolio fotografico e come vivi adesso queste esperienze.

Del portfolio me ne ha parlato per primo Claudio Marcozzi e mi ha affascinato l’idea di mettere assieme delle foto per raccontare una storia, ma trovo maledettamente difficile il dover scartare immagini che reputo buone ma che secondo gli “esperti” non legano bene. Boh sarà!… ahahah

Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno? (senza svelare troppo le tue idee)

Ho sempre idee nuove e ogni luogo mi affascina, non parto mai alla sprovvista mi documento sempre prima del viaggio, ora mi sono concentrato su alcuni festival dell’est, ma è troppo presto per parlarne.

In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti.

Non convincerei mai un amico stretto a viaggiare con me e seguirmi nel mondo della fotografia, correrei il serio pericolo di perderlo

Per finire: puoi sintetizzare in tre righe l’idea progettuale dalla quale è scaturito il portfolio in questione?

Mi sono posto cinque obiettivi già prima di intraprendere il viaggio a Cuba; il pugilato, il balletto, la santeria, il combattimento dei galli e il baseball, tutti centrati eccetto il baseball che ho si ripreso ma non come avrei voluto e forse questo sarà una scusa in più per ritornarci? Stavo riprendendo l’allenamento dei pugili quando all’improvviso ho visto un bambino estasiato che stava ammirando i campioni e da lì immediatamente mi è venuta l’idea di farci su una storia incentrata su una visione fantastica di un bimbo cubano che vuole diventare un campione.

2. La foto del cuore

Allego come foto del cuore un istantanea fatta in Armenia, mi piace in particolare l’espressione della ragazza che rimane piacevolmente basita nell’apprendere che la sua immagine sarà pubblicata in Italia, paese che adora e che vorrebbe tanto visitare.

3. Il portfolio

Il sogno comincia nello sguardo del Bambino, seminascosto dai guantoni, sul ring improvvisato della spiaggia; la sfida con il Compagno è davanti alla Bambina, che osserva in disparte : più del colpo brucia la vergogna.
Il sogno continua nella Palestra: lo sguardo non riesce a staccarsi dai ritagli di giornali ingialliti sulle pareti, che raccontano il trionfo di chi ce l’ha fatta.
Il Maestro lo vede, gli si avvicina, gli mostra la sua foto quando era “Le black Prince du Ring”: il Bambino può diventare grande come lui.
Il Bambino è ora un ragazzo: si allena nei giorni sempre uguali di fatica, sudore, rabbia, speranza. Esibisce masse muscolari gonfie e lucide. Il Maestro lo prepara allo scontro decisivo. Finalmente sferra il pugno in pieno viso all’avversario ed è CAMPIONE.

4. Il commento

Che personaggio Ernesto!
L’ho conosciuto qualche anno fa al circolo Archivivi di Ancona, dove era venuto come Autore ospite della serata.
Mi aveva dato, ad un primo impatto, la sensazione di una persona timida, quasi timorosa nell’esporre le sue idee, direi quasi impacciato.
Ma appena sullo schermo sono iniziate ad apparire le sue immagini proiettate, e lui ha iniziato a raccontare le sue infinite avventure, si è rivelato per quello che è: oltre ad essere un pregevole fotografo, è un istrione mimetizzato, con una grande simpatia che diventa  strumento per coinvolgere l’uditorio, ed arricchire le bellissime scene di vita che si succedono sullo schermo.
Quella sera fu un tripudio di colori, il reportage cubano, il cammino di Compostela, la festa dei gitani in Provenza, e via dicendo. E mentre le foto scorrevano senza interruzione, i suoi racconti  ce lo facevano immaginare, con quella finta timidezza, entrare nelle case e nelle simpatie dei soggetti dei suoi scatti.
Oggi, invece di quel tripudio di colori, sottopone alla nostra attenzione un portfolio in bianconero, scelta che in questo lavoro mi pare quantomai azzeccata, utile a rendere più concreta l’atmosfera pesante e maschia della palestra cubana di pugilato, dove i grandi si allenano accendendo i sogni dei ragazzini che con la fantasia si immedesimano nei grandi campioni.
Dinamismo, concentrazione, sguardi fermi e ficcanti, muscoli lucidi di sudore, una serie di grande intensità, ma lo scatto che più mi ha colpito è il quarto, il ragazzino sognatore, con quella giacca troppo grande che gli cade addosso, che osserva affascinato i due boxeur sullo sfondo immaginando di essere al loro posto un giorno e di diventare “Le black prince du ring”.
Sogna ragazzo… sogna.
E tu Ernesto continua a deliziarci con le tue storie per immagini!
(Sauro Marini)

5. Dove trovate Ernesto

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