L’Eritrea è il Paese che non ti aspetti. Qui, tutto parla italiano: le vie, le insegne, i bar, i cinema che si chiamano “Roma” e ancora conservano i vecchi proiettori. Così come il rito del ritrovo al bar o delle paste alla domenica mattina. Dalla fine della seconda guerra mondiale, ma la presenza italiana si è protratta fino agli anni Settanta, il tempo si è fermato. C’è il treno a vapore, anno 1932, orgoglio dell’Ansaldo di Genova, che è rimasto tale e quale. E che dire delle vecchie Fiat, tenute con cura e perfettamente funzionanti? Se ordini un caffè ti chiedono: “Corretto?”. E al ristorante puoi trovare le tagliatelle fatte in casa con il ragù come una volta.
L’Africa la ritrovi nei mercati. Qui, fra l’odore penetrante del berberè e gli schiamazzi, puoi sempre concludere qualche piccolo affare.
Ma è d’obbligo spingersi fino a Massawa. La città una volta principale porto sul Mar Rosso è oggi un ammasso di macerie. Dalla guerra con l’Etiopia, terminata ormai una ventina di anni fa, non si è più risollevata. Pochi gli abitanti. La vita si svolge sommessa e rassegnata, con piccoli capannelli attorno alle buche scavate sul selciato per raggiungere le tubature dell’acqua. Ma ecco, fra le taniche gialle, la sorpresa è un banchetto che vende il caffè. O un bambino che, nonostante tutto, gioca e ride. E’ l’Africa, sempre pronta a riconquistarti.
Pia Bacchielli, giornalista professionista, è laureata in Filosofia. Unisce la passione dei viaggi all’amore per la fotografia.
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