Dopo aver ospitato, la scorsa settimana, Luciano “LuXi” Zamporlini, è sembrato doveroso dare spazio a Stefano “Ste Po” Polenta, le due metà di una coppia fotografica che è solita compiere in formazione le proprie scorribande fotografiche.
Polenta predilige street e architetture minimali, con bianconeri sempre equilibrati e mai strillati.
Ma la parola va a lui per questa auto descrizione del suo mondo fotografico, e poi al suo lavoro “Bestiario ‘anconetano'”.

1. L’intervista

Nel passato remoto “analogico” ho avuto un paio di macchine fotografiche che usavo solo nei viaggi a classico scopo documentativo.
Rivedendo ora le stampe e le diapositive di allora, un certo occhio compositivo a posteriori me lo riconosco ma niente di più.
La fotografia digitale e ancora di più l’avvento di Internet hanno acceso la mia passione.
Capivo che con estrema facilità e rapidità avrei potuto ottenere un buon prodotto e soprattutto condividerlo con altri, acquistai così la mia prima compatta digitale e mi iscrissi ad un sito fotografico.
Vorrei spezzare una lancia a favore delle community e delle pagine social in generale. Spesso sottovalutate e criticate da una certa corrente di pensiero “tradizionalista”, sono state per me una continua fonte di apprendimento e condivisione. Ho forse imparato molto più da scambi telematici di opinioni e materiale che da corsi fotografici organizzati in loco, proiezioni e mostre. Serve tutto, ma la rete apre orizzonti molto più vasti, mette a contatto con correnti di pensiero ed espressione da tutto il mondo.
L’appagamento che ti regala il poter congelare sensazioni positive di bellezza estetica ed il timore di perderle per sempre, sono a mio parere le motivazioni della maggior parte dei fotografi.
Attualmente ho una reflex Nikon 7200 (obiettivo zoom 18-140) ed una compatta superzoom la Panasonic TZ60 (24 30x).
Però è importante anche una buona manualità nella post-produzione, la gestione delle linee cadenti una condizione irrinunciabile nel genere fotografico di architettura minimalista.
Apprezzo molto le compatte superzoom in primis e le ottiche lunghe in generale.
Avere sempre in tasca il ferro del mestiere con focale ottica fino a 700mm circa mi permette di scattare quel genere di composizioni minimaliste urbane che amo particolarmente.
Queste immagini nascono dallo schiacciamento di piani sovrapposti, l’occhio del fotografo (attraverso il mirino) penetra in profondità e seleziona (strato dopo strato) gli elementi interessanti mettendoli poi insieme nella composizione fotografica.
Solitamente queste composizioni sono molto creative, si offre all’osservatore un prodotto visivo che sfugge ad un occhio non fotografico, una realtà parallela svelata che suscita interesse e sorpresa.
Tra l’altro e non per ultimo enfatizzano la tridimensionalità, che rende la foto più ricca e corposa rispetto ad una ripresa con elementi tutti sullo stesso piano.
Fotograficamente io nasco con la Street e mi considero tutt’ora un fotografo di strada.
In conseguenza di questo mi piace raccontare storie, fermare istanti di vita quotidiana, isolarli dal caos urbano, quante volte – direi ogni giorno – capita di mettere a fuoco composizioni interessanti semplicemente camminando nelle vie consuete della propria città!
Per questo non pianifico quasi mai viaggi più o meno esotici per cercare ispirazione, basta uscire di casa, avere in tasca una compatta e di sicuro qualcosa l’occhio fotografico cattura. Il bello forse è proprio questo, l’imprevedibilità di ciò che si riuscirà a catturare, un po’ come rompere l’uovo di Pasqua, la sorpresa c’è sempre ma non sapere esattamente cosa sia rende più gustosa la situazione.
Personalmente ritengo il famoso “occhio fotografico” da “streettarolo” inversamente  proporzionale alla eccentricità della location ripresa. In parole povere per me è un ottimo street-photographer colui che riesce a fare foto interessanti percorrendo le vie della propria città se non del proprio quartiere, sfruttando le diverse stagioni, le diverse ore del giorno, il proprio stato d’animo, una post-produzione particolare che regali interpretazioni diverse di situazioni simili.
Mi sono piacevolmente lasciato catturare da numerosi colleghi/amici già valenti ed affermati minimalisti.
Mi hanno fatto notare che la tipologia della mia street ha spiccate note architettoniche.
La mia tipica ripresa urbana prevede la presenza di piccole figure umane, spesso stilizzate, senza volto in un contesto di forme, linee, geometrie .
La presenza umana pur non essendo protagonista c’è quasi sempre, è in simbiosi con la struttura urbana e con questa si crea quasi un dialogo bi-direzionale.
Mi sono sempre scervellato per trovare una collocazione a questa mia tipologia, direi orfana finora.
Mi sono inventato termini tra i più vari: “gabbie urbane”, a (dis)misura d’uomo, grafismi urbani, il linguaggio dell’asfalto.
Amo tutte le mie foto,non saprei proprio trovarne una in particolare.
Attualmente non faccio parte di nessun circolo fotografico, sono amministratore di 3 pagine FB (Keep it minimal, Archiminimal e Sei di Ancona se-Fotografi).
Ho 3 profili FB: Ste Po, Ste Po Street.
Ho in progetto una serie/mostra di elaborazioni fotografiche dal titolo “Ancona metafisica”

2. Il portfolio

Bestiario “anconetano”
Il filo conduttore di questa serie di immagini è rappresentato dalla presenza di una figura del mondo animale nell’ambiente cittadino. Sia essa reale che inanimata, si rapporta alla presenza umana e alle strutture urbane.
Sono più precisamente composizioni “urban street”, che spesso non raccontano storie ma che propongono all’occhio del fotografo e dell’osservatore il rapporto armonico fatto di geometrie, luci ed ombre in un connubio sempre presente, dinamico della nostra quotidianita’.

3. Dove trovate Stefano