Dopo la sua partecipazione alla fase finale dell’Autore dell’Anno FIAF Marche 2017, Ernesto Riccobelli ritorna sul nostro sito con il portfolio “Gente della favela”, lavoro selezionato per la fase finale dell’edizione 2018.

1. L’intervista

In 5 righe descriviti come fotografo/a

In campo fotografico mi dedico principalmente al foto Reportage.

Quando e come ti sei appassionato/a al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita

Mi sono appassionato alla fotografia fin da ragazzo, dopo alterne esperienze anche in altri campi la fotografia oggi occupa un posto importante nella mia vita; gli dedico gran parte del mio tempo libero.

Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazione a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre, ricerche sul web, libri di tecnica…

Sono assolutamente un autodidatta. Mi sono dedicato però alla lettura di riviste specializzate studiando qualche grande autore.

Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace la fotografia a 360°? Se vuoi motiva la tua scelta

Amo la fotografia a 360 ° ma la mia curiosità viene particolarmente stimolata nel realizzare di progetti di foto-reportage.

Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano (scherzosamente) la vita di molti fotografi?

Ho iniziato con la foto analogica con la quale avevo un ottimo rapporto. Dopo i primi pessimi risultati con il digitale ho instaurato con lo stesso un ottimo insostituibile rapporto. Preferisco il bianconero ma credo che alcuni reportage debbono assolutamente essere realizzati a colori.

Mostraci la tua “foto del cuore” e spiegaci perché occupa un posto importante nella tua vita fotografica

Sono particolarmente legato ad alcune foto realizzate negli anni 70- 80.

Partecipi alla vita di un fotoclub? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive?

Partecipo alla vita del Fotoclub Potenza Picena. La partecipazione ad esso sicuramente è motivo di positivo confronto con gli altri e quindi di arricchimento.

Come ti poni nei confronti del portfolio fotografico e come vivi questa esperienza?

Sono entusiasta di questa esperienza.

Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno? 

Ho alcuni progetti “nel cassetto”.

In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti?

Ho già convinto qualche amico a dedicarsi alla fotografia.

2. Il portfolio

Vicino alle città grandi, belle e vivaci, proprio a due passi, ci sono alcuni luoghi dove le persone vivono in condizioni disumane.
Le favelas sono delle autentiche città. Alcune sono composte solo da baracche, in altre ci sono case di mattoni. La povertà domina comunque su tutto. I servizi come energia elettrica, acqua e soprattutto fognature non sono garantiti.
Gli abitanti delle favelas, ufficialmente, non esistono: molti di loro non hanno un documento d’identità e neanche un indirizzo. La legge è di difficile attuazione; da un lato ci sono i narcotrafficanti che si contendono il controllo della zona e cercano di imporre le proprie regole alla popolazione; dall’altro c’è la polizia che per far rispettare l’ordine non risparmia pestaggi e arresti sommari. I bambini purtroppo non sono esentati da tutto questo.
Questo porfolio, sintesi di un più ampio reportage, è stato realizzato nella favela DO MORRO MACACO MOLHADO DI GUARUJA’ (San Paolo) con non poche difficoltà dovute soprattutto alla precaria sicurezza personale. Ho voluto mettere in luce quella parte di società fatta di individui che le abitano, uomini, donne e bambini portatori di una cultura unica che fonde musica, samba, bossa nova e football con un’enorme voglia di riscatto.
Sono stato particolarmente colpito dal fatto che la povertà non produce alcun complesso, tanto che le ragazze delle “favelas” vanno in spiaggia, fianco a fianco con le ragazze delle famiglie ricche, accomunate da un ridottissimo costume da bagno e dalla sensualità prorompente.