Dopo un lungo corteggiamento, lungo solo per il suo continuo girovagare che non gli lasciava il tempo di darmi retta, ospitiamo finalmente Gianfranco Mancini.
Gianfranco nasce ad Adria il 23 luglio 1946, nel ’50 si trasferisce con la famiglia a Montegranaro, paese natale del padre. Si appassiona, non più giovanissimo, alla fotografia, e realizza diverse serie di immagini in unità narrative. Due sono i suoi maestri: Luigi Crocenzi per la sua efficacia nel racconto fotografico e l’amico Mario Dondero per l’incredibile testimonianza fotografica che ci ha lasciato dell’umano cammino.
– L’intervista
In 5 righe, definisciti come fotografo
Non penso di definirmi fotografo, se la definizione è professionale, mi son trovato fra le mani questa scatola che incamera immagini e mi chiedo: perchè io; cosa ci faccio con questa fra le mani; cosa cerco, cosa mi interessa raccontare attraverso di essa. Ho delle risposte, ma mi sento un don Chisciotte perduto fra grida soffocate di una umanità smarrita, l’umanità che disturba, questa umanità portata alla rassegnazione senza speranza, sola fra egoismi demenziali – si questo voglio fermare e far sentire attraverso le immagini quei gridi soffocati – ma non sono un fotografo ma un narratore che racconta con la luce.
Quando e come ti sei appassionato al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita
Da quando ho capito che tutto stava crollando intorno a me: ideali, lotte per dare dignità alle persone; quando tutto stava andando a “ramengo” (citazione veneta) quando tutte le conquiste socio culturali ottenute attraverso le grandi lotte, si stavano spegnendo e cancellando, allora mi sono detto: non mi posso rassegnare, devi dare ancora il tuo contributo e dare voce a chi quella voce è stata tolta. Per tutto questo ho avuto la fortuna di avere un grande maestro, il reporter Mario Dondero. Ora questa scatola che ho fra le mani ogni giorno è parte della mia vita e insieme ogni giorno ci mettiamo in cammino.
Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazioni a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre, ricerche sul web, libri di tecnica…..
Diciamo la mia grande curiosità di raccontare, avevo bisogno di avere più informazioni sull’utilizzo della macchina fotografica e ho frequentato dei corsi e una volta appreso, ho provato a sperimentare alcune mie sensazioni di visione fotografica; ho anche sfogliato molti libri fotografici dei grandi maestri e visitato varie mostre per accrescere e allargare la visione della cultura fotografica.
Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace fotografare a 360 gradi? Se vuoi motiva la tua scelta
Amo il reportage, e raccontare la vita nella sua pienezza; non riuscirei o meglio trovo meno interesse a fotografare una situazione che non ci sia la presenza dell’uomo.
Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano ( scherzosamente ) la vita di molti fotografi?
Ho fatto delle esperienze con l’analogico e devo dire che la fotografia aveva un altro sapore.
Ora è l’era del digitale e spesso penso che perdiamo il senso dello scatto, tanto poi si cancella; uno dei grandi errori, perché dovremmo fare molta attenzione e avere le idee più chiare quando facciamo delle uscite fotografiche. Dobbiamo avere in mente cosa ci interessa raccontare o fermare e fare scatti possibilmente non a mitragliatrice.
Partecipi alla vita di un fotoclub? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive?
Sono socio della Fototeca Comunale di Morrovalle (MC) e penso che sia una cosa straordinaria fare condivisione con altri amici appassionati di fotografia e scambiasi progetti, esperienze e passioni.
Come ti poni nei confronti del portfolio fotografico e come vivi questa esperienza?
Ho fatto poche esperienze in relazione al portfolio, ma sono state sicuramente interessanti e le reputo importanti per una crescita e sopratutto nella costruzione di una storia essendo io amante della foto/racconto e reportage.
Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno? (Senza svelare troppo le tue idee)
Ho iniziato un nuovo progetto che ho chiamato “PERIFERIE UMANE“, sarà un viaggio difficile perché dovrò incontrare e relazionarmi con situazioni molto delicate, legate alla solitudine, e all’emarginazione vista la grande indifferenza. Accendere un faro dove sempre più l’oscurità è padrona.
In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti?
Dopo le esperienze che sto facendo, posso solo dire che, la fotografia è un antidoto per la propria esistenza nel dare senso alla vita. Ci si relaziona con l’umanità, con la natura, con tutto ciò che l’occhio umano è in grado di fermare. E soprattutto è una forma per entrare in contatto con l’anima.
– La foto del cuore
Una foto che richiama il bene e il male e mette l’uomo in una posizione di lottare affinché il bene vinca sul male, per avere una vita dove l’amore sia il cardine dell’esistenza.
– Il portfolio
“RUMORE”
E’ un progetto che parla di un mio viaggio durato tre anni – 2016/2019 – dove la terra ha iniziato a tremare e ha messo a nudo tutte le incapacità dell’uomo nel sapersi relazionare con la terra.
“Qualcosa si è rotto“, l’uomo deve prendere coscienza, la madre terra ci ospita e non vuole essere violentata o sfidata nella sua libera natura, se continueremo a non prendere coscienza di tutti ciò e dei cambiamenti climatici in corso, continueremo a vedere distruzione e morti.
Il 2016 è stato un anno che ha visto interi borghi dell’Italia centrale sbriciolati e spazzati via da una catastrofica potenza energetica sprigionatasi dal centro della terra. Il 24 agosto, il 26 ottobre e il 30 ottobre di quell’anno resteranno per sempre nella memoria di tutti.
Il cratere del sisma è stato vastissimo, coinvolgendo tragicamente ben quattro regioni: Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche.
Dolorosamente colpito da una così immane tragedia, con alcuni amici successivamente cresciuti di numero, ho per più giorni percorso quei luoghi umiliati, visitando frazioni. borghi e paesi: Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita, Castelluccio di Norcia, Montemonaco, Arquata del Tronto, Pretare, Pescara del Tronto, Accumoli, Amatrice, Camerino. Ovunque macerie su macerie e lacrime e rabbia.
Eppure una tale spaventosa catastrofe non è riuscita a domare l’animo degli abitanti, spingendoli alla disperazione; tutt’altro. E io mi sono commosso dinanzi al loro coraggio e alla loro determinazione di non arrendersi e di voler ricominciare con tenacia e pazienza a ricostruire il loro mondo contro cui si era violentemente scagliata la forza di una natura distruttrice.
Daniele Mario Malvestiti
Non posso che fare moltissimi complimenti per l’amico e concittadino Gianfranco per gli straordinari risultati ottenuti grazie al suo lungo impegno di studio, ricerca e applicazione.
Rosella Centanni
Un buon lavoro che esprime l’intensa partecipazione dell’Autore a quanto di tragico è accaduto. Ogni immagine è un racconto che arriva al cuore, evidenziando la forza e il coraggio di andare avanti…
Grazie Gianfranco.