La fotografia è passione, amore sviscerato, è fantasia, razionalità, invenzione, la fotografia è tutto e niente, ma a volte è anche grande coraggio nel mettersi a nudo nei propri aspetti più intimi, fisici e psicologici.
E’ troppo personale il lavoro che proponiamo oggi, e troppo giuste sono le parole di Maria Cristina Comparato, per aggiungerne di ulteriori, che sarebbero sicuramente inutili…

Maria Cristina Comparato, nata a San Giovanni Rotondo il 15 settembre del 1987, si muove tra Fabriano e il Gargano.

– Intervista

In 5 righe descriviti come fotografa

Definirmi come fotografa non è semplice, perché non ho ancora raggiunto quella consapevolezza e quella competenza che consentono di collocarsi in un contesto di ricerca preciso; per adesso esploro, imparo e mi diverto.

Quando e come ti sei appassionato/a al mondo della fotografia e che posto occupa nella tua vita

Ho iniziato a fotografare per caso, avevo una Flexaret IV e una Praktica MTL3, un inizio appassionato ma lasciato cadere; poi nel 2015 ho comprato uno smartphone, che mi ha fatto tornare la voglia di scattare, una voglia che però ho testato per quasi due anni prima di comprare una macchina fotografica, allora ho trovato una Fuji x100 a un ottimo prezzo e ho ricominciato.

Come si è evoluta la tua cultura fotografica: pratica, partecipazione a corsi, studio dei grandi autori, visite a mostre, ricerche sul web, libri di tecnica……

La vera evoluzione è avvenuta nel 2019, quando ho frequentato il primo corso fotografico della mia vita, una Masterclass presso Officine Creative Italiane, un’associazione fotografica fondata da Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri, una realtà che seguivo da tempo online e che mi ha portata non solo a migliorare tecnicamente, ma a guardare alla fotografia come a un mondo dove si cresce condividendo e dove non si deve temere il confronto con l’altro. Certamente ero appassionata anche prima, mio padre era pittore, mio zio fotografo, mia sorella incisore; libri, mostre non sono mai mancati nella mia vita, ma adesso ho trovato persone appassionate e competenti che mi danno ogni giorno moltissimo.

Hai dei generi fotografici che prediligi o ti piace la fotografia a 360°? Se vuoi motiva la tua scelta

Fermarmi a un unico genere fotografico, non è per adesso tra i miei obiettivi, sono alla ricerca delle mie storie, e credo che le storie siano ovunque: per strada, tra le architetture, tra le onde calme o agitate del mare; sono affascinata dalla fotografia in studio, dal reportage, ma anche da sperimentazioni meno inquadrabili. Ho ancora molto da scoprire, per fortuna.

Rapporto analogica/digitale e rapporto colore/bianconero, come ti muovi nei confronti degli eterni dilemmi di fondo che agitano (scherzosamente) la vita di molti fotografi?

Quello del digitale/analogico e bianco e nero/colore penso sia un falso problema: se si ha ben chiaro cosa si vuol realizzare, si ha chiaro anche il come; attualmente mi sto dedicando alla fotografia digitale, a colori, ma ho uso molto il bianco e nero (al quale torno sempre con piacere), e sto elaborando un’idea per un progetto analogico. Ecco, penso che il mezzo debba essere funzionale al progetto fotografico, smartphone compresi.

Partecipi alla vita di un fotoclub? Puoi motivare questa tua scelta? Cosa ti affascina delle attività collettive?

Come ho detto sopra, sono iscritta a un’associazione fotografica, Officine Creative Italiane di Perugia, un’associazione del circuito Fiaf. Penso che sia importantissimo condividere con altre persone il proprio percorso, ma ammetto di essere particolarmente fortunata: oltre ad avere due maestri bravissimi, ho dei compagni estremamente stimolanti e di talento (per dirne una: Uliana Piro, iscritta anche lei in associazione, è finalista per Portfolio Italia); senza contare i seminari di storia della fotografia, le presentazioni, i corsi, il continuo supporto didattico.
Condividere e crescere, le associazioni permettono questo, e direi che non è poco.

Come ti poni nei confronti del portfolio fotografico e come vivi questa esperienza?

Ho scoperto il portfolio fotografico sempre grazie all’associazione, ero stata l’anno scorso a Sassoferrato per il Festival dello Strega, e ne sono rimasta affascinata.
La fotografia non è la mia unica passione, amo moltissimo la letteratura e amo scrivere; la narrazione fotografica, dunque, non poteva lasciarmi indifferente, per cui ho abbracciato con entusiasmo l’approccio Fiaf, pure se trovo ancora molte difficoltà, soprattutto in fase di editing, ma l’associazione mi aiuta anche in questo.

Hai qualche progetto fotografico in gestazione e ce ne vuoi dare un accenno?

Progetti in cantiere ne ho, certamente, ho appena iniziato un lungo viaggio nell’Appennino marchigiano, che ho deciso di raccontare man mano nel mio blog, per condividere il dietro le quinte di quello che, spero, sarà un bel lavoro. Un altro, molto nebuloso, sarà in analogico, ma è in fase più che embrionale, è bene non considerarlo ancora.

In due righe pensa di voler convincere un amico a dedicarsi alla fotografia, cosa gli diresti?

“Come avvicinare un amico alla fotografia”, non saprei, forse gli chiedere di accompagnarmi a fare delle foto, lasciandogli una macchina fotografica, ma non ho idea se possa funzionare.

– La foto del cuore

Non saprei se definirlo tale, ma sicuramente questo dittico è rappresentativo di un cambiamento nel mio percorso fotografico, avvenuto, forse non per caso, alla fine del lockdown.

– Il portfolio

Il lavoro è nato nel contesto di un laboratorio fotografico all’interno dell’associazione Officine Creative Italiane, a tema “Intorno a noi” promosso da Massimo Bardelli, organizzatore del Festival della Fotografia FacePhotoNews.

Ho deciso di parlare di un aspetto della mia vita abbastanza importante, invadente per certi versi, che è comune a molte persone ma di cui si parla forse non sempre nella maniera corretta, ovvero la convivenza con un tumore metastatico.

Non è stato semplice, perché non volevo una narrazione drammatica, ma contemporaneamente cercavo la complessità di una quotidianità sicuramente differente. Il percorso è facilmente leggibile: a partire dalla diagnosi, si percorre il cammino della cura, integrando man mano paure, mutamenti, difficoltà, fino alla consapevolezza non solo di rischio, ma di presenza oltre la malattia, nonostante la malattia.

I destinatari sono molteplici: certamente mi rivolgo a me stessa, inutile negarlo, e a chi condivide la stessa esperienza, ma non solo, perché credo che sia necessaria una narrazione dell’oncologia più consapevole, una narrazione senza  eroi e campi di battaglia (non ho conosciuto nessuno, tra i miei compagni di terapie, contento di sentirsi definire eroe), e che riporti a una dimensione normale, quotidiana, la malattia, in modo da consentire, finalmente, un discorso attorno ad essa.

Per questa ragione sono felice che il lavoro si sia classificato primo nella tappa di Portfolio Italia di Sassoferrato, non solo per la soddisfazione personale, ma anche perché mi permetterà di portare questa tematica a un pubblico più ampio.

– Dove trovate Maria Cristina

Instagram: https://www.instagram.com/mc.comparato/?hl=it
Sito: https://mccomparato.wordpress.com/
Email: mc.comparato@gmail.com