
Fabio Mignanelli, Ancona 1961.
Inizia a scattare con assiduità durante il periodo dello scoutismo e se l’adolescenza lo allontana dalla passione per la fotografia è sotto il servizio militare che ritrova l’istinto dello scatto. Acquista così la sua prima reflex, una Canon AE-1 Program e impara i rudimenti dello sviluppo dei negativi nella camera oscura della caserma. Influenzato dallo stile del bianco e nero dei grandi maestri nel 1983 inizia a stampare le foto nella propria camera oscura.
Ad Osimo nel 1985 inizia la collaborazione con il Circolo Fotografico “Foto-Arci” insieme all’amico Gioacchino Castellani e ad altri fotoamatori che poi, nel 1988 diverrà Circolo Fotografico AVIS Mario Giacomelli BFI
Tra i suoi ricordi più cari c’è un episodio avvenuto durante la mostra fotografica collettiva per l’inaugurazione del Circolo. In quell’occasione il Maestro Mario Giacomelli, di fronte ad un suo scatto, gli dedicava parole di incoraggiamento spronandolo a continuare la strada intrapresa.
Negli ultimi anni la sua passione per il reportage si è intensificata, grazie anche alla partecipazione a corsi e workshop tenuti da fotografi professionisti. Nel Dicembre 2016 pubblica “Invisibile Tempo” un libro fotografico sulla vita delle monache Passioniste di clausura. Nel 2017 segue la compagnia teatrale in vernacolo cameranense “L’bscign” e realizza il libretto fotografico della commedia “E miga giugan a scopa bazziga”.
Nell’autunno 2019 ha iniziato a lavorare al nuovo progetto “Inclusioni, storie di migranti del territorio”. Nel 2020 ottiene l’attestato come “Miglior Autore Fiaf Marche 2020”.
– Il video
“3 x l’Albania”
Il viaggio in Albania non è arrivato all’improvviso. Molto tempo prima avevo letto un articolo sul National Geographic che mi incuriosì molto, sia per la particolarità che per l’interessante argomento trattato. Si parlava delle Donne-Uomo, le cosiddette “vergini giurate”.
Poi nel 2015, con un gruppo di amici del Circolo fotografico di Osimo, venne organizzato un workshop e nell’occasione conobbi un ragazzo albanese con il quale stringemmo una bella amicizia (che dura tuttora). Durante le nostre frequentazioni, quell’articolo, inevitabilmente, riaffiorò nella mia mente più vivo che mai e con l’aiuto del mio amico, iniziai la ricerca e lo studio di queste donne speciali chiamate “Burneshe”.
I viaggi in Albania furono due, appassionanti, divertenti, avventurosi ma anche deludenti per quello che mi ero prefissato dal punto di vista fotografico.
La Burneshe la trovai, non era proprio quella che avrei voluto incontrare e raccontare, ma comunque entrai in contatto con un mondo diverso da quello che avevo immaginato. Un paese con cultura, usanze e modi di vivere molto differenti dal mio ma anche tra la popolazione stessa di questo fantastico paese dell’Aquila a due teste.
L’audiovisivo che segue non è il racconto di una Burneshe, ma appunti di viaggio in Albania alla ricerca di persone speciali durante il quale ho incontrato gente e luoghi molto diversi tra loro, spunti, inevitabili, per futuri progetti fotografici.
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