Stefania Adami – come anche la precedente ospite Gianna Piano – è un’altra sublime fotografa che ho a lungo corteggiato per assicurare a Marchefotografia un lavoro di grande livello.
Avevo avuto il piacere di apprezzare qualche scatto di “Adagio napoletano” grazie ad alcuni sporadici post di Stefania su Facebook, e avevo maturato la convinzione che quel lavoro avrebbe ottenuto un importante riconoscimento nel circuito FIAF Portfolio Italia; la felicità del secondo posto riconosciuto al lavoro di Stefania è stata quindi duplice, anche se a mio modesto parere avrebbe meritato il gradino più alto, senza per questo voler togliere nulla al vincitore.
Credo che in pochissime altre occasioni mi è capitato di assaporare dei lavori fotografici che in egual misura sono entrati nell’anima di Napoli e nel cuore dei suoi abitanti; un lavoro emozionale, che ti fa entrare a far parte di quel mondo così contraddittorio ma così denso di umanità.
A questo punto mi fermo e lascio spazio alla biografia di questa ottima amica fotografa, alla quale mi va di auspicare ulteriori successi.
Bio

Classe 1962, nasce e vive in Garfagnana (LU). All’età di undici anni riceve in dono dal padre una fotocamera “Olympus” con la quale inizia da autodidatta un lungo percorso di formazione.
Una spiccata passione per la fotografia di reportage, intesa soprattutto come strumento d’incontro, la porta a viaggiare per le strade del Mondo e dell’Uomo.
Nel 1995 si associa al circolo “Fotocine Garfagnana” e si cimenta con successo immediato nel panorama dei concorsi fotografici. In soli otto anni si aggiudica circa 50 premi e i suoi portfolio vengono premiati nei più importanti contest nazionali, fra i quali la prima edizione di “Porfolio Italia”, nel 2004, con un ambitissimo 2° premio finale. Nel 2013 è di nuovo finalista di “Portfolio Italia” con un lavoro autobiografico sulla donna colpita da tumore al seno. Nel 2015 viene nominata Testimonial Fiaf-Samsung per il progetto nazionale “Tanti per Tutti, viaggio nel Volontariato Italiano”, e nel 2021 è ancora Testimonial Fiaf-Fuji per il progetto nazionale “Ambiente Clima Futuro”, entrambi i progetti sono divenuti libri.
Numerose le mostre personali e collettive in tutta Italia, le pubblicazioni su libri fotografici e periodici a tiratura nazionale e la partecipazione a tavole rotonde ed a serate a invito. L’opera “L’inquiLinea del 2014” è esposta in via permanente nel museo a cielo aperto di “Bibbiena Città della Fotografia”. Nel 2018 le viene assegnato il titolo di Fotografo dell’anno FIAF, da cui scaturisce la monografia “Una privata consapevolezza”, mentre nel 2021, per la collana multimediale Fiaf, esce l’audiovisivo omonimo sulla sua storia fotografica e poetica. Nel 2022 con “Adagio Napoletano” si aggiudica il premio “Fosco Maraini”, il primo premio al “Porfolio in Rocca” di San Felice sul Panaro e il secondo premio alla finalissima di “Porfolio Italia”.
Il portfolio
Adagio Napoletano (fotografie 2019-2022)
“… si vui vulite bene a ‘stu paese,
fermateve ‘nu poco rint ‘i vichi,
guardate rint ‘i vasc e for ‘i chiese.
Venite insieme a me, pe’ strade antiche,
invece i cammenà vicino ‘u mare, …”
(… se voi volete bene a questo paese, fermatevi un po’ di tempo dentro i vicoli, guardate dentro i “bassi” e fuori dalle chiese. Venite insieme a me per le strade antiche, invece di passeggiare sul lungomare, … – testo estratto da un brano di Roberto Murolo)
E io voglio bene a ‘stu Paese.
All’età di 27 anni lavoravo a Napoli ed abitavo appena sopra i Quartieri Spagnoli. La mattina, per non ritardare, attraversavo i Quartieri a passo svelto, spesso di corsa, ma sempre a testa bassa per non guardare e per non farmi notare. Era il 1989, crollava il Muro di Berlino ed il Napoli di Maradona vinceva la Coppa Uefa. Le sigarette di contrabbando le trovavi dietro ogni angolo di strada.
A casa, in Garfagnana, nessuno sapeva che facevo quel percorso da sola ogni giorno, ma ugualmente si preoccupavano per me e per la mia quotidiana incolumità. Ero la “furastiera” di una Napoli distante, televisivamente violenta e complicata.
Ma, per fortuna, ero anche ribelle al pregiudizio ed al luogo comune, così un giorno decisi di “sfidare la sorte”. Iniziai a rallentare. Ad alzare lo sguardo.
E passo dopo passo, con sorpresa, quei malfamati vicoli senza sole diventarono la melodia più accogliente. Si tinsero di colore umano, offrendomi un ventre materno popolato di sorrisi nuovi e d’inverosimile generosità.
Oggi, dopo trent’anni, sono tornata sui miei passi lenti.
Non per cammenà vicino ‘u mare.
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